La
Sicilia, terra da scoprire e d'ammirare, ricca d'arte e
di storia millenaria, di spiagge e di montagne, dalla natura
rigogliosa ed ammaliante.
Un'isola immersa nel Mediterraneo, territorio italiano a
due passi dalle coste africane e circondata da piccoli arcipelaghi
minori che tanto contribuiscono ad arricchirne l'attrazione
turistica.
Il settore agricolo siciliano
rappresenta senza ombra di dubbio uno dei settori traino
dell'economia isolana. Settore dalla millenaria tradizione
e favorito dalla conformazione morfologica e climatica dell'isola,
esso ha dato lustro e fama a tutta l'isola. La varietà
delle produzioni agricole siciliane conta esempi illustri
come il ciliegino (tipica qualità di pomodori dalle
piccole dimensioni) di Pachino, le lenticchie dei Monti
Iblei e di Ustica, i pistacchi di Bronte, gli ortaggi della
Piana di Catania, il cappero di Pantelleria.
Gli agrumi rientrano a pieno
titolo nell'elencazione dei prodotti tipici dell'agricoltura
isolana. Frutti dall'inconfondibile profumo, essi trovano
spazio non solo nella cucina ma anche come addobbi da utilizzare
per svariati motivi rientranti nella tradizione popolare
e nobiliare.
Le loro caratteristiche organolettiche li rendono un alimento
utilissimo per conservare la salute umana: recenti studi
medici hanno dimostrato che il loro alto contenuto di vitamina
C, elemento tra l'altro mantenuto grazie al grado di acidità
tipico del frutto, contribuisce all'attività surrenale,
aiuta a prevenire l'infarto del miocardio ed il tumore allo
stomaco e contribuisce ad allentare i danni del fumo.
La presenza degli agrumi nell'isola è radicata non
solo nell'ambiente stesso, aspetto che dona all'occhio una
suggestiva presenza dei caratteristici giardini sempre verdi
che raccolgono le varie coltivazioni simbolo dell'isola,
ma anche nel loro largo utilizzo in cucina, a partire dai
dolci come le bucce d'arance condite che scandiscono le
feste religiose più importanti dell'anno ad un piatto
tipico della cucina povera, l'insalata d'arance da condire
con olio, cipollina ed i finocchi.
Il loro utilizzo in cucina si vede anche in ricette più
elaborate, a partire dalla gelatina di mandarini e la crema
di limoni, nonché come condimento per alcune pietanze
di pesce e carne.
La coltivazione degli agrumi è tra le più
importanti della Sicilia, insieme a quella delle olive,
degli altri alberi da frutto, dei vigneti e dei carrubi,
e si sviluppa soprattutto nelle fasce costiere dell'isola.
Tra le varianti più note si ricordano, ad esempio,
le arance rosse IGP (sigla di indicazione geografica protetta).
L'agrumeto
in Sicilia ha una storia importante. I primi a realizzare
degli agrumeti in modo razionale nell'isola e da ricordare
in quanto meritevoli dell'introduzione dell'arancia amara
in Sicilia furono gli Arabi.
Tra le coltivazioni siciliane delle arance si può
citare quella delle Washington Navel presente a Ribera,
in provincia di Agrigento. Tale coltivazione dà dei
frutti estremamente ricchi di ottime sostanze organolettiche
ed è meritatamente il fiore all'occhiello delle attività
economiche della città, insieme alla coltivazione
delle fragole.
Anche il limone ha la sua notevole importanza. In effetti
la sua coltivazione è al secondo posto per quantità
in Sicilia ed il frutto è presente, ad esempio, nella
variante del "femminello" (presente prevalentemente
nella zona del siracusano e che consente numerose raccolte
durante l'anno) e dello "interdonato", varietà
presente soprattutto nella costa messinese.
Lo sviluppo della coltivazione degli agrumi in Sicilia è
dovuto principalmente a ragioni di carattere economico.
In effetti, le favorevoli condizioni del mercato la agevolarono
notevolmente, anche se a questo corrisponde qualche aspetto
negativo come un certo svantaggio per le altre celebri coltivazioni
isolane come i vitigni che subirono una riduzione dei terreni
da adibire alla loro coltivazione.
Un ulteriore slancio alla coltivazione isolana degli agrumi
si ebbe verso la seconda metà del 1900, esattamente
dopo le due guerre, quando aumentò la disponibilità
d'acqua necessaria per l'irrigazione.
Il settore vive attualmente un periodo di crisi a causa
del tardivo sviluppo tecnologico e per l'assenza di una
ottimale strategia commerciale. Tale momento sfavorevole
si può superare non solo attraverso una positiva
azione di ammodernamento del settore, ma anche attraverso
la riqualificazione della produzione in questione e l'eliminazione
degli impianti nelle aree poco idonee a tale settore agricolo.
Tra le coltivazioni degli agrumi siciliane, non si può
fare a meno di parlare di quella dei limoni di Bagheria
e quella delle arance di Scordia.
Nella
zona di Bagheria, ed esattamente nella pianura costiera
che va dalla conca d'Oro verso est fino a giungere ad Altavilla,
l'agrumeto ha scandito i ritmi vitali e sociali di tutta
la comunità umana qui compresa da più di un
secolo.
Tale tradizione agricola continua ad esistere in questa
zona siciliana grazie alla caparbietà e testardaggine
dei produttori che hanno saputo giocare d'astuzia conservando
gli agrumi per farne alzare il prezzo, sopportare notevoli
sacrifici umani e lavori pesanti ed investire ingenti capitali.
La crisi del settore si avverte anche in questa zona per
le motivazioni generali come la frammentazione dell'organizzazione
produttiva e commerciale, per lo sviluppo urbano incontrollato
che spesso riduce l'estensione dei terreni da adibire alla
coltivazione e che spesso offre uno spettacolo poco gradevole
all'occhio umano vista la disordinata alternanza tra le
costruzioni di cemento ed i giardini adibiti alla coltivazione
degli agrumi.
Ma è altrettanto vero che gli agrumeti non sono mai
abbandonati e resistono nel tempo a tutti i possibili svantaggi
citati per la ricchezza che essi rappresentano, ricchezza
da intendere non solo dal classico punto di vista economico
ma anche da quello umano, quest'ultimo degnamente rappresentato
dalla saggezza contadina che, come si è già
detto, ha saputo fronteggiare brillantemente tutte le difficoltà.
La coltivazione dei limoni nella zona di Bagheria prevede
delle fasi lavorative estremamente precise e dalla secolare
tradizione.
Tale attività richiede, oltre alla necessaria competenza,
molta pazienza visto che la pianta dà i suoi primi
frutti dopo sei sette anni dall'innesto e raggiunge la vera
e totale maturità dopo una trentina d'anni.
I solchi del terreno destinati a ricevere le piantagioni
devono avere una profondità che va dagli ottanta
centimetri al metro e si deve provvedere al drenaggio del
terreno nel caso in cui esso è pianeggiante.
Il sistema d'irrigazione del terreno è stabilito
in modo accurato sia per la circolazione sotterranea dell'acqua
sia per quella superficiale. Per attuare al meglio l'irrigazione
occorre sistemare i terreni in pendenza o con dislivelli
vari attraverso delle opere di terrazzamento.
Il sistema d'irrigazione nel corso del tempo ha subito delle
modifiche grazie all'invenzione ed utilizzo dei motori a
pompe che hanno ovviato al problema della vicinanza o meno
delle sorgenti d'acqua al terreno da adibire a tale coltivazione
e da irrigare ed alla sostituzione dei tradizionali tubi
di creta con quelli di metallo.
In passato si poteva assistere alla fase della "sistiatura",
un procedimento agricolo molto preciso che coinvolgeva almeno
tre operai e che permetteva di individuare esattamente i
punti del terreno in cui impiantare le piantine non innestate.
Tale lavoro era svolto in modo preciso per sfruttare al
massimo il terreno a disposizione. Oggi si fa maggiore attenzione
a calcolare lo spazio necessario tra una pianta e l'altra
per permettere la circolazione dei mezzi meccanici nella
piantagione. Le piante vanno impiantate a gennaio e durante
il periodo estivo si deve attuare una periodica irrigazione.
Fase lavorativa da effettuare l'anno successivo l'impianto
è quella dell'innesto. L'operazione è abbastanza
delicata e richiede attenti controlli per almeno una settimana,
nonché una buona protezione del punto della pianta
in cui essa è stata effettuata. Se l'operazione dell'innesto
è coronata dal successo, si pota la parte della pianta
che supera l'innesto stesso in modo da dar nuovo vigore
alla pianta.
La potatura si effettua periodicamente e con caratteristiche
precise: durante i primi anni essa si effettua in modo da
permettere alla pianta d'avere un aspetto più ordinato,
durante la fase produttiva vera e propria essa si attua
durante le fasi di riposo della pianta, cioè da dicembre
a febbraio e in luglio, in modo da consentire alla pianta
di vivere uno sviluppo armonico.
Attualmente le fasi dell'innesto e della potatura avvengono
nel rispetto delle tradizioni, anche se si sta diffondendo
sempre più l'abitudine di effettuare l'impianto di
piante già innestate.
Un
altro illustre esempio della produzione degli agrumi in
Sicilia è rappresentato dalle coltivazioni di Scordia
(Ct).
Da alcune fonti accreditate si deduce che l'arancio sia
stato introdotto in tale città solo a partire dal
XVIII secolo. Anche se inizialmente tale coltivazione ha
visto una accoglienza tiepida, con il passare degli anni
e l'avvento di alcune innovazioni economiche e sociali come
l'arrivo di nuovi innesti, attualmente sta vivendo uno sviluppo
notevole.
Anche in questo caso, così come per la coltivazione
dei limoni Bagheria, si hanno varie fasi di lavorazione
per ottenere le arance.
Una fase delicata è quella della preparazione del
terreno. In effetti occorre scavare una buca attorno all'albero
da frutto in base a delle precise coordinate. Tale buca
deve esser a circa una ventina di centimetri dal tronco
dell'albero e deve avere un'estensione pari all'ampiezza
della chioma dell'albero. Questa attività è
svolta dagli adulti ed è antecedente alla fase di
concimazione del terreno attuata attraverso l'utilizzo del
letame, fase che in passato era affidata ai ragazzi, questi
ultimi scelti grazie alla loro maggiore velocità
di movimento ed al basso e concorrenziale salario che poteva
esser loro offerto.
La concimazione si deve attuare mediamente ogni tre anni.
Un'ulteriore fase lavorativa è quella della zappatura
dell'agrumeto. Essa si effettua varie volte l'anno. La prima
volta si verifica all'inizio dell'anno, cioè dopo
la raccolta. Tale zappatura si svolge seguendo una linea
obliqua su un fronte orizzontale. A lavoro ultimato, l'agrumeto
assume la caratteristica forma a scacchiera, cioè
con dei solchi ben allineati.
Una particolare tecnica della zappatura si attua durante
l'anno in cui non è prevista la concimazione con
la buca attorno all'albero e si vuole ugualmente dare vigore
alle piante con l'aggiunta di sostanze organiche. In questo
caso la zappatura è effettuata in modo da dare al
terreno una superficie regolare, senza particolari cavità.
Un'ulteriore, particolare zappatura si attua per preparare
il terreno all'irrigazione.
Il periodo adatto per attuare l'operazione in questione
è maggio. La zappatura si effettua in modo da creare
attorno all'albero delle conche dagli alti bordi in grado
da raccogliere i canali di trasporto dell'acqua.
La raccolta delle arance si effettua seguendo delle particolari
procedure in modo da non danneggiare il frutto ed evitarne
così la perdita. In effetti, occorre evitare di graffiare
la buccia ed effettuare la raccolta del frutto ben asciutto
in modo da scongiurare che marcisca. In passato la raccolta
delle arance rappresentava sempre un periodo di benessere
economico per tutti, per i padroni che così vedevano
i frutti dei loro investimenti e per gli operai perché
era richiesta una loro cospicua presenza, a partire da chi
si occupava della raccolta vera e propria e da chi si occupava
del trasporto dei contenitori colmi di arance.
La potatura degli aranceti in passato si svolgeva prevalentemente
dopo la raccolta, quando ancora la primavera era lontana.
Attualmente tale fase ha avuto delle innovazioni e si attua
in qualsiasi periodo dell'anno.
Ad ogni modo, tale operazione si suddivide in due fasi distinte.
La prima si attua sempre prima della primavera in modo da
eliminare i rami che si erano sviluppati in eccesso rispetto
alla vegetazione e dare così nuovo vigore alla pianta
che riassume il suo caratteristico colore verde scuro. Una
seconda fase si ha tra l'estate e l'autunno e consiste nell'eliminare
i "succhioni", cioè i rami che si sviluppano
come delle bacchette dopo la prima potatura. In genere si
potano i rami che non danno frutto.
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