I
PUPI SICILIANI
L'opra
dei Pupi è un aspetto della tradizione e della cultura
siciliane ed è degnamente ricordata come un mezzo
di esaltazione della rivolta del povero e della trasmissione
di comportamenti spavaldi in difesa dell'onore.
Anche
se attualmente tale espressione artistica ha perso parte
del suo fasto a causa della concorrenza di altre forme culturali
d'intrattenimento come il cinema e la televisione, evento
che ha portato i Pupari a chiudere alcuni teatri, e nonostante
le critiche di alcuni "Dotti" che l'hanno giudicata
una forma d'arte adatta semplicemente ad un pubblico poco
istruito (accuse, per altro, non fondate), ancor oggi essa
è un simbolo isolano ed attira tutti coloro che vogliono
immergersi nel folclore locale siciliano ed è anche
un degno argomento per la realizzazione di Mostre e per
un Museo Permanente.
Una
sorta di salvaguardia di questo patrimonio artistico isolano
è dato, ad esempio, dal Museo Internazionale della
Marionetta presente a Palermo - esso raccoglie circa
tremila pezzi tra pupi, marionette e ombre sceniche, alcune
delle quali rappresentano degnamente l'Opra dei Pupi palermitana
e catanese, nonché una sezione intera dedicata alle
marionette provenienti dall'estremo oriente ed alcuni esempi
delle marionette napoletane - e dal lavoro svolto ancor
oggi dai discendenti di alcune celebri dinastie di "Pupari",
come la Scuola dei pupari Cuticchio, eredi del celeberrimo
cav. Giacomo Cuticchio che opera sempre a Palermo.
( Vedi: http://www.museomarionettepalermo.it/
)
Storicamente
l'Opra dei Pupi come rappresentazione degli scontri medievali
tra i Cavalieri e i Mori nasce, nella forma in cui la conosciamo
oggi, attorno alla seconda metà del 1800, quando
le marionette cavalleresche dalle quali i Pupi derivano
incontrarono il favore del pubblico ed iniziarono a rappresentare
la sete di giustizia di una classe sociale.
La
diffusione di tale forma espressiva, inoltre, fu agevolata
dai "Cantàri", dai "Cantastorie"
e dai "Contastorie", da ricordare per il merito
di divulgare le avventure cavalleresche con il suo "Cuntu"
(=racconto). In effetti, tali artisti eseguivano a puntate
le varie avventure degli eroi cavallereschi, schema che
poi sarà riprodotto dall'Opra, ed è provato
che già a partire dall'inizio del 1800 il loro repertorio
comprendeva anche "I Reali" e una "Storia
di Orlando e Rinaldo".
Occorre
distinguere, però, che il "Cantastorie"
è l'artista-girovago che tratta il tema epico attraverso
il canto mentre il "Contastorie" esegue
gli stessi temi attraverso la semplice declamazione.
Da non sottovalutare, comunque, il peso della trasmissione
orale della narrativa cavalleresca attuato non solo dai
cantastorie e dai contastorie, ma anche dai "jongleurs"
francesi che ebbero il merito di divulgare le Chansos de
Geste nell'Italia Meridionale.
Nell'Opra
dei Pupi si ha la trasmissione di alti codici di comportamento
dalle antiche origini che hanno interessato il popolo siciliano,
codici come la cavalleria, il senso dell'onore, la lotta
per la giustizia e la fede, gli intrecci amorosi e la brama
di primeggiare.
Tale forma teatrale, pur nella sua semplicità, ha
permesso in un certo senso la divulgazione dell'epopea.
Tra
le principali tematiche trattate dall'Opra occorre ricordare
che quella prevalente è la trattazione di soggetti
cavallereschi.
Le fonti principali per questo tema sono le Chansons de
Geste ed il romanzo arturiano.
Dalle Chansons de Geste deriva il Ciclo Caroligio che abbraccia
un periodo storico che va dalla morte di Pipino il Breve
a quella dell'Imperatore Carlo Magno.
Il
Ciclo di Carlo Magno prevede una sua particolare suddivisione:
"La storia di Ettore e dei suoi discendenti",
"I Reali di Francia da Costantino a Carlo Magno",
"Storia dei Paladini di Francia", "Guido
Santo e i discendenti di Carlo Magno".
Questo ciclo, insieme a "La storia dell'Imperatore
Trabazio" e "Il Guerin Meschino", sono stati
rappresentati in tutta la Sicilia.
Ci
sono, inoltre, anche altre tematiche che hanno avuto uno
sviluppo semplicemente locale, come le vicende di Uzeda.
Catania è la patria di questo particolare Pupo nato
dal genio dei due eccellenti artisti Don Raffaele Trombetta
e Sebastiano Zappalà. I due si ispirarono a Don Giovanni
Francesco Paceco duca di Uzeda, viceré di Sicilia
verso la fine del 1600. L'eroe in questione si innamora
della bella figlia del re, Galatea. Malauguratamente la
fortuna non è dalla sua parte: per disgrazia egli
uccide il proprio figlio Osvaldo e muore tra le braccia
dell'amata.
Molto spesso, inoltre, alcuni episodi dei cicli appena citati
erano rappresentati come spettacoli unici da eseguire in
una sola sera.
Un
ulteriore tema presente nell'Opra siciliana è quello
banditesco.
Molto spesso, nelle storie narrate dai Pupi, compare il
ladrone, il cattivo di turno destinato in origine ad attirarsi
le antipatie del pubblico e di esser rappresentato come
un personaggio sporco, dalla faccia poco aggraziata ed atto
solamente alle azioni più spregevoli come rapinare
i malcapitati viandanti che malauguratamente incappano nella
sua strada. Dopo il 1860 la rappresentazione di tale personaggio
cambia: Rinaldo, ad esempio, rappresenta il prototipo dell'uomo
forte che ha il coraggio di opporsi allo schema sociale
e politico costituito. In tal caso ed in un simile contesto
il "bandito" assume il ruolo sociale di rivendicare
giustizia.
Un
esempio di quanto detto è il lavoro teatrale "Rinaldo
Furioso" di Vincenzo Di Maria. In tale lavoro Rinaldo
rappresenta le attese egalitarie ed il desiderio di liberare
le masse. Così egli intraprende una lotta contro
Carlo, ma i sogni di gloria sono destinati ad infrangersi.
Assistere
ad uno spettacolo dei Pupi vuol dire assistere a degli eventi
specifici come i Consigli e le Battaglie. I primi sono delle
riunioni di più personaggi e possono avere un carattere
privato o solenne. Essi constano di alcuni elementi standard
come l'apertura e la chiusura. Quello solenne prevede l'ingresso
dei vari guerrieri e poi quello del re o del condottiero
che annunzia la battaglia che si deve intraprendere. In
quello privato si ha un minor numero di personaggi ed una
minor acclamazione, ma si ha sempre l'annuncio di una battaglia.
I Consigli hanno anche il merito di chiarire il carattere
dei personaggi, cioè se essi sono "amici"
o "nemici", traditori o meno, i rapporti che intercorrono
tra fra loro, i comportamenti che essi assumono ed i valori
che essi rappresentano.
Le "Battaglie" hanno il merito di saper coinvolgere
il pubblico e rappresentano certamente il momento centrale
dell'Opra dei Pupi. Esse includono, come momento culminante,
la morte di alcuni personaggi.
Mentre la morte dei personaggi secondari è un evento
molto frequente ed essi muoiono in un discreto numero, la
morte dell'eroe principale, positivo o negativo che sia,
è sempre un evento eccezionale centellinato nel corso
delle puntate in cui si divide la rappresentazione.
La loro rappresentazione varia in base alla "Scuola"
che rappresenta lo spettacolo. Così, mentre a Catania
la battaglia riguarda principalmente un paio di Pupi che
eseguono dei movimenti limitati, a Palermo l'azione è
più movimentata e consta di due moduli diversi, lo
squadrone e la battaglia.
Riprendendo
le fila della "Storia dei Paladini" e sempre parlando
delle varie tematiche trattate nell'Opra dei Pupi, la rappresentazione
consta anche di altri elementi importanti, a partire dalla
messa in scena di alcuni eventi importanti come il tradimento,
i rapporti tra Re e Vassalli e le varie contrapposizioni
tra Bene e Male come l'opposizione lealtà-slealtà,
il rispetto o meno delle regole sociali, l'opposizione classica
tra Cristiani e Saraceni ed anche di alcune tematiche importanti
come quelle riguardanti la sfera politica, quella amorosa,
quella familiare e quella sovrannaturale.
Il
Pupo trovò nell'isola terreno fertile grazie a delle
celebri dinastie di Pupari.
Il Puparo è l'artista-artigiano vero fulcro dell'Opra
dei Pupi. Alle sue dipendenze lavorano almeno due aiutanti-apprendisti
e richiede la collaborazione del fabbro-ferraio (per la
realizzazione delle armature dei pupi), del pittore (per
la realizzazione dell'indispensabile cartellone suddiviso
in riquadri ed avente lo scopo di rappresentare gli avvenimenti
principali dello spettacolo; il lavoro del pittore, inoltre,
è indispensabile per decorare il teatro) e dello
scrittore di dispense (dal suo lavoro il puparo trarrà
i suoi copioni).
Molto
spesso i componenti della famiglia aiutano il Puparo nello
svolgimento del suo "mestiere", come avveniva
spessissimo a Palermo negli anni passati.
Il termine "mestiere" appena usato sta ad indicare
l'insieme degli elementi (almeno un centinaio di pupi, attrezzature
varie ed almeno una ottantina di teste di ricambio che,
insieme ad alcuni accessori come le armi e capi di abbigliamento,
arricchiscono notevolmente il teatro stesso) che vanno a
costituire il teatro.
Ogni
Puparo ha i suoi trucchi e tecniche sceniche ed il proprio
repertorio spesso personalizzato del quale è molto
geloso e che rivela ai suoi aiutanti, anche se appartenenti
alla sua famiglia, il più tardi possibile, ma lavora
sempre nel rispetto della ormai secolare tradizione.
Durante
gli spettacoli il Puparo usa spesso un linguaggio letterario
particolare arricchito da alcune frasi dialettali ed i suoi
spettacoli sono arricchiti dalla musica originariamente
data dai musicanti e successivamente da un organetto.
Esser
un bravo Puparo non significa solo esser un bravo artigiano,
ma anche esser un bravo attore visto che egli ha il compito
di animare i Pupi e di dar loro la voce. Non a caso, da
alcune famiglie celebri sono nati degli indimenticabili
attori siciliani come Giovanni Grasso e Angelo Musco.
Tra
i vari nomi celebri delle più note famiglie siciliane
di Pupari occorre ricordare quello dei Crimi (Gaetano Crimi
è uno dei maggiori esponenti dell'Opra dei Pupi siciliana;
tale dinastia è d'origine catanese), dei Grasso (anche
tale famiglia ha come città natale Catania), degli
Insanguine (la casata nasce a Bari ma poi si trapianta in
Sicilia; come esponente di tale dinastia occorre citare
Nino soprattutto per la sua abilità nel dare ai suoi
Pupi una sorta di umanità ed anche la teatralità
degna dei grandi attori) e dei Greco (famiglia che ha il
suo centro d'origine a Palermo; tra i suoi membri occorre
ricordare senza ombra di dubbio Gaetano, un napoletano trapiantato
a Palermo; la storia ed il lavoro di Gaetano Greco sono
estremamente legati a quelle di Don Liberto Canino ed i
due vanno ricordati, meritatamente, come i padri fondatori
dell'Opra palermitana).
Accanto
ai nomi di questi grandi maestri Pupari occorre citarne
degli altri altrettanto validi. Si deve ricordare, ad esempio,
il catanese Giuseppe Chiesa, un impresario-puparo che iniziò
la sua attività con il giovanissimo Angelo Musco
animando i Pupari al Teatro Machiavelli. Egli creò
anche dei propri teatri e va ricordato come un genio dalla
grande fantasia ed abilità.
Rivale
del precedente è senz'altro Pasqualino Amico da ricordare
per la sua estrema abilità nel costruire e manovrare
i Pupi e nel dar loro una voce inconfondibile ed indimenticabile.
La
particolarità di uno spettacolo dei Pupi è
che spesso la recitazione dei maestri pupari è a
soggetto, sempre nel rispetto della "sceneggiatura"
collegata alla tradizione, e che la rappresentazione può
anche durare alcune ore.
Molto
spesso lo spettacolo realizzato mantiene un'alta forma popolare
grazie a particolari espressioni linguistiche che incontrano
il favore del pubblico.
Ulteriore
particolarità di questa forma teatrale è sempre
stata l'estremo coinvolgimento del pubblico nelle storie
narrate, evento che spesso si è tramutato in una
sorta di identificazione tra spettatore ed eroe.
Questo forte legame era favorito anche dallo svolgimento
naturale dello stesso spettacolo: il seguire le "Storie
dei Paladini", ad esempio, richiede partecipazione
di alcuni mesi visto che gli spettacoli hanno tale durata.
Ciò favorisce anche la nascita del senso di appartenenza
ad un gruppo, una sorta di trasmissione dei saperi legata
agli spettacoli effettuati visto che essi danno spunti per
le conversazioni ed i commenti degli spettatori.
Il
pubblico spesso interviene non solo a parole, ma testimonia
le proprie antipatie nei confronti di alcuni personaggi
poco graditi lanciando contro di essi oggetti vari e, più
in generale, attraverso i commenti dialettali che essi davano
durante l'intervallo. Specialmente agli inizi, questa forma
di intrattenimento era seguita in special modo da ragazzi
ed uomini del ceto popolare.
Il
seguire con assiduità tutto il ciclo delle rappresentazioni
legate alla "Storia dei Paladini" permetteva a
tal pubblico di entrare in confidenza con un mondo nuovo
e straordinario che diventava anche argomento di conversazione,
un mondo che in tal modo è reso più umano,
cioè alla portata di tutti e col quale è possibile
confrontarsi.
Contrariamente
ai loro "fratelli" stranieri, i Pupi siciliani
hanno vissuto un certo cambiamento strutturale, tanto da
non sembrare solamente delle statiche marionette di legno
mosse attraverso dei fili e delle aste poste sulla testa
e sugli arti.
Tra le varie innovazioni si può ricordare, ad esempio,
l'introduzione di un fil di ferro nel braccio per poter
controllarne meglio il movimento quando si deve estrarre
la spada.
Un'altra evoluzione nella struttura del Pupo fu dettata
dalla necessità di aumentarne la resistenza durante
il combattimento, necessità che impose di sostituire
il materiale originario costituente l'armatura, cioè
il cartone, con la latta.
La struttura interna del Pupo è sempre realizzata
con il legno.
Tale struttura prevede, inoltre, che la mano destra sia
parzialmente chiusa in modo da poter tenere la spada mentre
l'altra è aperta in modo da potervi legare lo scudo.
Tutte le parti che costituiscono il corpo sono legate fra
loro con del fil di ferro.
Per realizzare la corazza occorre una lastra di rame sulla
quale si puntellano i disegni precedentemente realizzati
sul cartone.
Il
lavoro diventa più difficoltoso quando si deve realizzare
la testina del Pupo. Essa si può realizzare utilizzando
il legno o la creta. Mentre in passato tale compito era
affidato ad esperti artigiani, col passare del tempo è
stato lo stesso Puparo ad occuparsi di tale compito che
svolge grazie anche all'ausilio di calchi in piombo.
Occorre
precisare che l'introduzione di alcuni elementi, come le
corazze metalliche, è stata effettuata all'inizio
del 1800 come peculiarità tipica dell'opra.
I vari personaggi hanno un diverso abbigliamento in base
al loro ruolo. Esso prevede una "faroncina", cioè
un gonnellino, e dei pantaloni alla zuava per i pagani.
Nelle "Storie dei Paladini" questi ultimi hanno
abiti comprendenti anche delle calze lunghe a coscia e berretti
schiacciati; i Mori, invece, indossano una tunica e portano
uno scudo, una lancia e un turbante.
Anche
la realizzazione del palcoscenico dell'Opra prevede una
elaborata preparazione. Innanzitutto esso è coperto
da vari teloni (una prima tela dai colori vivaci che contiene
anche il simbolo della Sicilia, la Trinacria, il sipario
raffigurante scene di battaglia dietro il quale si ha, poi,
il pannone maestro).
Alle quinte può esser applicato il "fondino",
cioè il siparietto, una particolarità del
teatro dei pupi palermitano. La struttura prevede, inoltre,
otto quinte ed una pedana.
I
teatri, in genere, si preparano all'interno di magazzini
o scuderie ed hanno alcune piccole differenze in base al
fatto se essi sono presenti a Catania o a Palermo.
In effetti, data la differenza sostanziale tra i due pupi
delle due città, nei teatri dell'area palermitana
le sale avevano un'ampiezza inferiore rispetto a quelle
dei teatri catanesi.
Il boccascena del teatro palermitano ha una decorazione
molto ricca che simula panneggi mentre quello catanese ha
panneggi reali.
Un'ulteriore
differenza tra i due teatri sta nel fatto che quello catanese
permette al Puparo di seguire il Pupo per tutta la scena
mentre in quello palermitano si ha la possibilità
di far svolgere l'azione su vari piani senza toccare continuamente
il fondo del teatrino.
Anche
nel modo di preparare i cartelli si notano alcune differenze
tra le due diverse scuole. Il comune scopo di annunciare
al pubblico lo spettacolo che sarà attuato la sera
e l'esatto punto in cui esso è arrivato è
effettuato in modo differente: il cartellone palermitano
prevede una suddivisione almeno in otto riquadri - detti
"scacchi" - raffiguranti differenti scene delle
varie serate del ciclo, quello catanese hanno una sola scena.
Questa differenza prevede che i teatri palermitani abbiano
un quantitativo inferiore di cartelloni rispetto a quello
catanese.
Dei
Pupi in particolare hanno un ruolo prestabilito: un primo
Pupo ha il compito di annunziare il titolo dello spettacolo
che sarà rappresentato; altri due hanno il compito
di scambiarsi delle battute prima che lo spettacolo inizi
con il compito di creare l'atmosfera e l'interesse attorno
allo stesso spettacolo; infine si ha il Pupo che svolge
il compito di preannunziare un piccolo riassunto per lo
spettacolo successivo (è denominato "Perdomani").
Tra
i vari personaggi di tale forma espressiva occorre ricordare
i Pupi armati cristiani come "Morando di Riviera",
i Pupi armati pagani come Bramante, i Magonzesi, i Giganti,
dei soldati e ragazzi vari, maghe e maghi, donne di paggio.
Fra
essi spiccano Rinaldo di Montalbano (lo spirito ribelle
che ebbe il coraggio di fuggire dal seminario, di dedicarsi
alle avventure amorose con donne pagane, il simbolo dell'uomo
scaltro), Orlando (capitano dei paladini, noto anche per
il suo strabismo, il prototipo dell'uomo fedele e leale
e che ha poca fortuna con le donne), Gano di Maganza (appartenente
al gruppo dei Magonzesi, il cattivo, il traditore per eccellenza
del quale non ci si può certamente fidare, rappresentato
sempre con un volto barbuto, claudicante nel camminare e
dall'aspetto sgraziato, tanto da esaltare ancora di più
la differenza tra bene e male).
L'Opra
dei Pupi ebbe un successo notevole soprattutto, come si
è accennato, a Catania e Palermo. Nelle due città,
comunque, si notano alcune differenze strutturali, non solo
per il differente tipo di teatro, ma anche nelle forme e
dimensioni dei Pupi.
Il
Pupo palermitano raggiunge un'altezza massima di novanta
centimetri e non pesa più di quindici chili. Proprio
a queste sue non eccessive dimensioni, esso ha una grossa
mobilità.
Quello
catanese, al contrario, ha una struttura più ingombrante
visto che è alto circa un metro e quaranta e pesa
intorno ai trentacinque chili, quindi risulta più
pesante e meno manovrabile.
Entrambi
i tipi di Pupo, comunque, sono manovrati da un ferro posto
nella testa ed un altro posto nella mano destra e con l'aiuto
di alcuni fili ausiliari come quello utilizzato per muovere
il braccio sinistro.
Un
ulteriore tipo di Pupo siciliano è quello della città
di Acireale da ricordare come una variante di quella catanese
ma con le dimensioni un pò più ridotte.
A
Palermo si ha il maggior numero di Pupi e Pupari, ma Catania
conta una maggiore "anzianità" e fantasia
per quanto riguarda i teatrini.
Su
www.pupisiciliani.com
- Teatro dei Fratelli Pasqualino - un nutrito elenco di
links utili.
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