A
Palermo scoppia la rivolta dei Vespri che dilaga ben
presto in tutta la Sicilia. Si sollevano Corleone e
Messina, allora sede del vicerè angioino. La rivolta
necessita di aiuto: nell'estate deI 1282 un'assemblea
di baroni e di rappresentanti della città chiede il
soccorso di Pietro II di Aragona. Egli, marito di una
sveva, Costanza, figlia di Manfredi, ritiene di avere
diritto alla corona siciliana. Del resto, la potente
flotta catalana da tempo controlla il Mediterraneo,
pronta a conquistare basi in Africa e in Italia, al
fine di contrastare la potenza di Pisa e di Genova.
A Pietro viene offerta la corona di Sicilia, a patto
di rispettare la libertà. Non vi sono scontri, dato
che Carlo d'Angiò si ritira da Messina il 29 settembre.
Iniziata la guerra, la parte siculo-aragonese trova
un capo militare di valore in Ruggero di Laurìa, il
grande ammiraglio, il quale coglie una vittoria decisiva
contro le forze angioine nel giugno del 1283, nelle
acque di Napoli.
1285
Carlo
d'Angiò muore senza aver potuto recuperare l'isola.
1296
Federico
d'Aragona concede il diritto di riunire il Parlamento
dei baroni almeno una volta l'anno. La Sicilia, durante
il XIV secolo, è frequentata da mercanti stranieri:
genovesi e inglesi si stabiliscono a Messina e Trapani.
Inizia l'immigrazione greca e albanese in sette comuni
della Sicilia. Queste comunità conserveranno intatte
alcune peculiarità culturali e religiose fino al XX
secolo. Da notare la cospicua immigrazione di "Lombardi",
ossia di abitanti del Settentrione, a Palermo e Corleone.
1302
Fine
della guerra dei Vespri con la stipulazione della pace
di Caltabellotta.
Con
la fine della guerra Federico di Aragona, figlio di Pietro,
viene decretato re di Trinacria con il nome di Federico
II a patto che alla sua morte il regno possa ritornare nelle
mani di Roberto d'Angiò. Il trattato non viene rispettato
e il regno normanno, un tempo florido e potente, viene diviso
in due parti. Il tentativo di Carlo d'Angiò di fare del
regno siciliano il perno di un potentato, al fine di estendere
la sua influenza sull'intera penisola, trova così il più
cocente fallimento.
1425-42
Alfonso
V d'Aragona interviene contro gli Angioini di Napoli.
L'isola e il continente vengono di nuovo riuniti sotto
un unico re.
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